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Diamo più voce ai paesi emergenti

di Dominique Strauss-Kahn (Direttore generale del Fondo monetario internazionale)

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24 dicembre 2009

Più o meno un anno fa la situazione economica appariva drammatica: una grave recessione globale, una distruzione di ricchezza su larga scala e una riduzione degli scambi e dell'occupazione. Ma un disastro di proporzioni analoghe a quelle della Grande depressione è stato evitato, grazie a un coordinamento inedito della politica economica da parte dei governi di tutto il mondo. La speranza è che il lascito di questa crisi sia una cooperazione continuata. Ora l'economia globale è avviata sulla strada della ripresa, anche se disomogenea, e la situazione finanziaria è migliorata.
Ma il lavoro necessario per costruire un sistema finanziario più robusto, più stabile e più sicuro è appena cominciato. Inoltre, la ripresa non è globale, la disoccupazione continua a crescere nella maggior parte dei paesi, non è ancora stato affrontato il nodo degli squilibri nei risparmi globali e gli stati più poveri del pianeta restano vulnerabili. Sono problematiche che hanno implicazioni ampie per quel che riguarda la stabilità e la pace del mondo. Ricordiamoci che la stabilità economica è il fondamento della pace, e la pace è una precondizione indispensabile per i commerci e per una crescita economica sostenuta.
A che punto siamo, dunque, negli annali delle crisi economiche? In termini di misure politiche siamo a un punto critico, in una fase in cui c'è la possibilità di apportare cambiamenti fondamentali al sistema, grazie al fatto che la nostra memoria collettiva è sufficientemente fresca da garantire la necessaria volontà politica. Non dobbiamo sprecare questa opportunità.

Che cosa bisogna fare? La governance economica globale, di cui fa parte l'Fmi, dev'essere riformata per rispecchiare le realtà del momento e bisogna rafforzare la supervisione e la regolamentazione globale del settore finanziario. Si stanno facendo passi avanti sotto entrambi gli aspetti, ma bisogna proseguire su questa strada per tutto il 2010 e oltre. Quest'anno i leader mondiali hanno trasformato il G-20 nel principale forum di cooperazione economica internazionale, hanno triplicato le risorse dell'Fmi, si sono accordati per una riforma delle quote di voto del Fondo per dare maggiore rappresentanza ai paesi emergenti e in via di sviluppo e si sono impegnati a sottoporre le proprie politiche economiche a una "valutazione reciproca", con l'aiuto dell'Fmi. Partendo dal riconoscimento che le nazioni non possono più pensare di conseguire i propri obiettivi economici isolatamente dalle altre, questa "revisione inter pares" punta a incorporare sistematicamente l'obiettivo del benessere mondiale collettivo nella pianificazione economica nazionale.
Per entrare più nello specifico, quali sono le priorità di governance per i leader mondiali nel 2010? Lo scorso autunno, i membri dell'Fmi hanno approvato le proposte del G-20 e hanno chiesto al Fondo (le cosiddette "Decisioni di Istanbul") di procedere nel 2010 a introdurre riforme in quattro ambiti fondamentali: il mandato, il ruolo di finanziamento, la governance e la sorveglianza multilaterale.

Come prima cosa procederemo a un riesame del mandato originale dell'Fmi, tenendo conto di tutte le politiche economiche e finanziarie che influenzano attualmente la stabilità globale. Gli obiettivi generali di promuovere la stabilità finanziaria globale e la crescita sostenibile rimangono importanti, ma l'impennata dei flussi di capitale, le interconnessioni del settore finanziario, le holding transnazionali e la natura di questa crisi sono tutti elementi che evidenziano la necessità di riesaminare il mandato del Fondo e il modo per tradurlo in pratica.
La seconda cosa da fare, conseguente alla questione del mandato, è lavorare a stretto contatto con i paesi membri per stabilire quale debba essere il ruolo di finanziamento ottimale. Molti paesi hanno accumulato grandi riserve in valuta estera, in parte per tenersi maggiormente al riparo da sviluppi esterni negativi. Ma l'autoassicurazione rende più complicata la gestione interna della moneta e del tasso di cambio, rappresenta un'allocazione sbagliata dei capitali a livello nazionale e globale e crea il rischio di crisi finanziarie più gravi in un secondo momento.

Nel quadro di una revisione generale degli strumenti creditizi del Fondo, abbiamo introdotto la "linea di credito flessibile", uno strumento d'assicurazione preventiva per i paesi membri che adottano politiche valide. Tre paesi (il Messico, la Polonia e la Colombia) hanno utilizzato questo strumento, ma probabilmente serve un'innovazione su scala più ampia.
Come terzo punto, a Istanbul l'organo esecutivo dell'Fmi ha approvato il grosso passo avanti in tema di governance concordato dai paesi del G-20, una modifica delle quote di voto di almeno il 5% (a gennaio del 2011) a sfavore di paesi sovrarappresentati e in favore di mercati emergenti e paesi in via di sviluppo dinamici ma sottorappresentati. Questo cambiamento segnerà un progresso fondamentale in direzione di una maggiore democraticità del Fondo, dando ai paesi membri più voce in capitolo per quel che riguarda la gestione, le operazioni strategiche e le aspirazioni del Fondo. Poter disporre di maggiore legittimità renderà a sua volta l'Fmi più efficace nella promozione della crescita economica e della stabilità in tutti i nostri stati membri. I paesi membri devono provvedere a ratificare l'incremento delle quote del 2008 e portare avanti la revisione delle quote del 2010.
  CONTINUA ...»

24 dicembre 2009
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